Il pallone d’una volta raccontato da Desolati: «Più tecnica, meno corsa»

Claudio desolati(Il Gazzettino di Belluno - 5 agosto 2009) «Per dieci figli, la mia mamma s’alzava alle sei di mattina per cucinare. E quando finivamo di mangiare, il piatto era così pulito che lo rimetteva nella mensola senza lavarlo». È iniziata così, dai suoi ricordi di bambino, la chiacchierata di lunedì sera con Claudio Desolati, stella della Fiorentina degli anni ’70, che ha aperto la Settimana dello Sport amico nel palazzetto comunale di Farra.

L’ex attaccante viola è ritornato, a distanza di un anno, nella Conca, per promuovere ancora una volta i temi della solidarietà e dello sport come palestra di vita. La serie di appuntamenti, organizzati dal Comitato Alpago 2 Ruote&Solidarietà, dall’amministrazione e dalle associazioni di Farra per la raccolta di fondi a favore di Casa Tua Due di Belluno, avrebbe dovuto proseguire stasera con Franco Ligas, noto giornalista Mediaset.

Purtroppo l’incontro è stato annullato perché, come ha spiegato lo ste
Franco Ligas con Vincenzo Maenza a Farra d'Alpago nel 2008sso Desolati, «Franco è stato colpito da un ictus la settimana scorsa. Andrò a trovarlo uno di questi giorni. È stato un brutto colpo perché è una persona straordinaria, di grande umanità e sempre in prima linea quando si tratta di portare in giro gli incontri con la Nico». La Nazionale italiana campioni olimpici scenderà infatti in campo domenica alle 16, al campo sportivo Canevini, per la Partita del Cuore, un triangolare con le selezioni degli amministratori dell’Alpago e dei Giornalisti bellunesi. E Desolati tornerà ancora in Alpago perché, come ha raccontato lunedì, «a 50 anni passati giocare a calcio per me è il massimo: mi diverto e corro ancora come un ventenne».

Mescolando ricordi biografici a riflessioni sullo sport, il toscanaccio nato in Belgio da emigranti italiani ha catturato l’attenzione del numeroso pubblico parlando del padre che «tornava a casa tutte le sere col "rimmel", come le donne: era il segno della miniera», ma anche di un giovanissimo Claudio calciatore che «aveva un solo paio di scarpette, e le lucidava ogni sera. Così per tutta la carriera. Oggi i calciatori hanno persino chi gliele pulisce, e i ragazzini usano quelle firmate, magari da 200 euro, che poi fanno venire la tallonite perché non valgono nulla».

Deso
Claudio Desolatilati ha usato la sciabola e il fioretto anche per spiegare il suo modo di insegnare il calcio, e lo sport, agli oltre 250 ragazzi che a Firenze animano la sua Scuola calcio: «Al campo la borsa se la portano da soli, e i genitori devono stare fuori. Tutti giocano, da me. Anche quello con la pancetta, o con gli occhiali. E tutti tengono la maglietta dentro i pantaloni e i calzini alzati: quello bravo si vede anche se è vestito come gli altri. Basta che sappia usare due piedi... In serie A quanti ne vedo che calciano con uno solo! Ma oggi il calcio è così: più corsa e meno tecnica».

E a chi gli ricorda la fortuna di aver giocato con Riva e Rivera, risponde: «Erano altri calciatori, ma anche e soprattutto altri uomini».

Sabato alle 21 arriverà al palazzetto Vincenzo Maenza, il pluricampione olimpico di lotta greco-romana, per presentare la sua biografia «Cuore di Pollicino». (Maudi De March)