Martini, la storia del ciclismo

Un impegno riconosciuto da tutto il mondo delle due ruote, visto che anche il grande giornalista Candido Cannavò - per dirla con le parole del presentatore Giovanni Viel - in un suo libro afferma di non poter pensare al ciclismo senza pensare ad Alfredo Martini.
Classe 1921, Martini è giunto a Tambre sabato con Rosario Fina, commissario tecnico della squadra Under 23 e con il fedelissimo amico e autista Franco Vita. L'incontro si colloca all'interno del progetto avviato dall'associazione "Due ruote e solidarietà", che qualche settimana fa ha visto arrivate a Tambre un altro simbolo dello sport nazionale: Dino Meneghin.
«Non c'è nulla più dello sport, simbolo

La conferma sta nelle parole dello stesso Alfredo Martini, che a 87 anni - dei quali più di settanta vissuti per il ciclismo - riesce ad intrattenere senza difficoltà un pubblico attento, raccontando situazioni e aneddoti della sua intensissima attività. Una lunga storia quella sua e quella degli altri compagni di viaggio «...di impegno, fatica e sacrificio, che portarono a grandi trionfi a livello internazionale e che nell'immediato dopoguerra contribuirono senza dubbio a recuperare l'immagine positiva per un'Italia che dalla guerra non era uscita molto bene...».
Le immagini di Gi

L'indispensabilità di un consapevole gioco di squadra, la evidenzia bene il commissario Rosario Fina: «L'esito della gara, che il più delle volte si decide negli ultimi cento metri, è sempre il frutto del duro lavoro di una macchina organizzativa formata da tante persone che, per me¬si e mesi, devono sincronizzarsi alla perfezione, perché si vince o si perde per pochissimo. E' per questo che la vittoria o la sconfitta è sempre lo scatenarsi di una tensione incredibile e incontenibile di tutta la squadra».
A Martini, Fina e Bortolotto, ciclista trevigiano vincitore di tre edizioni del Giro d'Italia, il sindaco di Tambre ha consegnato un omaggio. (Loredana Stiletto)