IL GAZZETTINO - 06 aprile 2008

«Lo spirito olimpico resiste»
Emozioni e ricordi di Gianfranco Da Rin e Oscar De Pellegrin

«Certo: anche lo sport, al pari della società, è cambiato. Ma lo spirito che anima gli atleti è, fondamentalmente, lo stesso. Quello che sentivamo noi a Cortina nel 1956 è quello che provavano i partecipanti a Torino 2006». Gianfranco Da Rin, un vero e proprio monumento dell'hockey ghiaccio nazionale, ha fotografato così lo «spirito olimpico», il tema scelto dagli organizzatori del Comitato Alpago 2ruote&solidarietà per l'appuntamento di Pieve d'Alpago. Con Da Rin, c'era anche un altro protagonista con vasta esperienza sulla materia: l'arciere bellunese Oscar De Pellegrin (nella foto con Da Rin e il moderatore, Silvano Cavallet).

In apertura sono sfilate alcune immagini della cerimonia di inaugurazione di Cortina '56 e dei Giochi di Sydney e Atene. «Ecco - ha commentato Da Rin - certamente si possono apprezzare le notevoli differenze organizzative. A Cortina non c'era il villaggio olimpico (il primo, per la verità un po' abborracciato, fece la sua comparsa a Innsbruck '64) e le varie nazionali erano ospitate negli alberghi. Tra l'altro, questo spiega l'assenza del grande pubblico: non c'era assolutamente un posto libero! Torino, per contro, ha offerto un'immagine assolutamente diversa. Forse anche troppo, visto che i tragitti erano limitati: dal villaggio alle sedi di gara e viceversa».

Quello del villaggio è un tema su cui s'è soffermato anche De Pellegrin . «Credo che proprio la vita in comune rappresenti l'essenza dello spirito olimpico. Certo, con l'approssimarsi della gara, si tende a concentrarsi sul proprio impegno ma, appena conclusa la prova, si torna a vivere un'atmosfera di festa».

Molte, anche per lo spessore de i due ospiti, le domande . Dal doping all'evoluzione della tecnica e de i materiali; dall'integrazione tra disabili e normodotati e questione del giorno: boicottaggio sì/boicottaggio no de i Giochi di Pechino.

«Per la tipologia del gioco - ha notato da Rin - l'hockey poco si presta alle scorciatoie. Certo, nello sport odierno è un problema molto spinoso». «Per me - osservava De Pellegrin - chi sceglie di barare dovrebbe essere punito molto più severamente rispetto alle regole attuali. Di più: dovrebbe essere cacciato per sempre». Quanto al boicottaggio, entrambi hanno osservato come non è ammissibile che si tenti di addossare agli atleti, che si preparano per quattro anni, l'onere di scaricare la coscienza collettiva.

Infine, sull'integrazione, Oscar ha rilevato come, per uno sport come il tiro con l'arco che l'ha realizzata, ci siano ancora molte remore. «In altre discipline, fin che la tua presenza è al limite del folclore va tutto bene. Quando cominci a ottenere risultati importanti, scatta subito l'arroccamento: siete diversi e, quindi, classifiche diverse».