Emozioni e ricordi dell'atleta campione
(L'amico del Popolo - 21 gennaio 2010) Il 5 gennaio scorso a Tambre il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo, il campione Franco Ballerini, è stato ospite del Comitato AIpago 2 ruote & solidarietà. Accanto a lui, i colleghi Marzio Bruseghin, l'atleta trevigiano specialista del cronometro (due gare vinte al Giro e una maglia tricolore) e Claudio Bortolotto, altro ciclista della Marca protagonista delle due ruote tra gli anni '70 e '80, vincitore per tre anni consecutivi della maglia verde di miglior scalatore al Giro.
Durante la serata, intitolata "Le pietre, l'azzurro, l’iride - dalla Parigi-Roubaix alle vittorie mondiali", Ballerini ha condiviso con il pubblico sentimenti, emozioni e opinioni di un professionista capace nella sua carriera di atleta di vincere due Parigi-Roubaix e di portare al successo, come Ct azzurro, un atleta italiano per ben quattro volte al Campionato del mondo.
Il primo pensiero è andato agli inizi, quando nel 1979 alla televisione vide Francesco Moser vincere la Parigi-Roubaix con indosso la maglia di campione del mondo. «Passato professionista – ha raccontato Ballerini - ho avuto la fortuna di correre in squadre che mi hanno portato al Nord e lì, pian piano, ho imparato a districarmi su quei "sentieri", realizzando il sogno della vita» .
Le emozioni e i ricordi dell'atleta campione hanno lasciato lo spazio al tecnico del presente, per il quale il mondo del ciclismo sta guardando al passato, anziché al futuro. L'amara constatazione parte dalla questione delle "radioline" che, dal prossimo Campionato del mondo di Geelong-Australia, saranno abolite. “I corridori non potranno più gareggiare con gli auricolari, ha affermato il Ct”. «Lo trovo profondamente ingiusto perché si mettono dei professionisti nelle condizioni di non poter lavorare in maniera professionale. Il ciclismo di oggi è molto diverso da quello di ieri: si corre a velocità maggiore, ci sono molti più concorrenti in gruppo. Se io chiamo un corridore all'ammiraglia, significa che questo stesso corridore poi deve tornare in mezzo o in cima al gruppo, spendendo energie preziose. Nel ciclismo di oggi, in cui le corse vengono decise in pochi secondi, mi pare proprio un'assurdità» .
Alla voce autorevole del tecnico è subentrato ancora l'uomo, quando è stata l'ora di affrontare la questione del "dopo":quanto è difficile per un campione appendere la bici al chiodo? Sia Ballerini che Bortolotto hanno detto di aver vissuto il passaggio in maniera indolore. Ballerini ha smesso di correre ad aprile e ad agosto era già in ammiraglia; per Bortolotto, stanco di «essere sempre in giro», è stato naturale passare ad occuparsi delle attività di famiglia.
E Bruseghin? Il corridore di Cappella Maggiore nel 2010 e 2011 correrà con la spagnola Caisse d’Espargne, ma sta già occupandosi del suo futuro giù dalla bici, un futuro incentrato sull'agricoltura e sulla viticoltura. «E’ triste vedere corridori che non sanno smettere o che smettono senza sapere cosa andranno a fare. Anche il ritorno di Amstrong non mi è piaciuto. E’ vero che è stato un grande evento mediatico, ma a me pareva quasi di vedere un pugile che dopo le glorie giovanili torna sul ring da vecchio».