Ballerini e un ciclismo al contrario
Il vincitore di due Parigi-Roubaix: «Mondiale senza auricolari? Così si torna indietro»
(Il Gazzettino - 07 gennaio 2010) «Il ciclismo? Sta tornando indietro invece che andare avanti!». Parola di Franco Ballerini. Il commissario tecnico della nazionale martedì è stato a Tambre, ospite del Comitato Alpago 2 ruote & solidarietà che proponeva «Le pietre, l’azzurro, l’iride». Una serata dedicata proprio al tecnico toscano, capace nella sua carriera di atleta di vincere due Parigi-Roubaix e di portare al successo, dall’ammiraglia azzurra, un atleta italiano per ben quattro volte al campionato del mondo.
Con Ballerini c’erano anche Marzio Bruseghin, l’atleta trevigiano specialista del cronometro (sue due gare contro il tempo al Giro e una maglia tricolore), e Claudio Bortolotto, altro ciclista della Marca protagonista delle due ruote a cavallo degli anni ’70 e ’80, vincitore per tre anni consecutivi della maglia verde di miglior grimpeur al Giro.
Un ciclismo che guarda al passato, si diceva in apertura. Ballerini ne è convinto. Lo ha affermato parlando delle «radioline» che, dal prossimo Mondiale (si correrà a Geelong, in Australia, ad autunno) saranno abolite. «I corridori non potranno più gareggiare con gli auricolari – ha affermato il “Ballero” – Lo trovo ingiusto perché si mettono dei professionisti, me e loro, nelle condizioni di non poter lavorare in maniera professionale. Il ciclismo di oggi è molto diverso da quello di ieri: si corre a velocità maggiore, ci sono molti più concorrenti in gruppo. Se io chiamo un corridore all’ammiraglia, significa che questo stesso corridore poi deve tornare in mezzo o in cima al gruppo, spendendo energie preziose. Nel ciclismo di oggi, in cui le corse vengono decise in pochi secondi, è un’assurdità».
Ma a Tambre, dove un centinaio di persone hanno seguito il piacevole conversare dei tre protagonisti del mondo del ciclismo per quasi due ore, si è parlato di molto altro. A cominciare, e non poteva essere diversamente, dalla Roubaix. «Mi sono innamorato della corsa del pavè nel 1979, quando vidi in televisione Francesco Moser vincere con indosso la maglia di campione del mondo – ha raccontato Ballerini –. Passato professionista ho avuto la fortuna di correre in squadre che mi hanno portato al Nord e lì, pian piano, ho imparato a districarmi su quei “sentieri”, realizzando il sogno della vita».
Tra le domande del pubblico, anche una relativa al gesto di stizza di Cunego mentre tagliava, in seconda posizione, il traguardo del Mondiale vinto da Ballan. «Quella sera a cena volli seduto al mio fianco Damiano – ha spiegato Ballerini – e gli dissi che crescere significa anche capire che nella vita ci sono momenti nei quali occorre tenere per sé i propri sentimenti».