Il Gazzettino di Belluno - 14 ottobre 2010

Chies, l’altra montagna

Chies e le sue montagneDue settimane per parlare di montagna girovagando per le varie frazioni. È questo l’intento degli organizzatori di «Chies e le sue montagne».

La nona edizione si terrà dal 18 al 31 ottobre toccando Irrighe, Lamosano, San Martino, Codenzano, Chies, Funes tra chiese, locande, sale pubbliche e private. In tutto una decina di eventi diversi in fatto di musica, poesia, spiritualità, fede, alpinismo, sport estremi, zoologia e gastronomia.

Il VenalAncora una volta la manifestazione poggia sul volontariato offrendo ribalte inconsuete e lontano dai riflettori a personaggi che hanno accettato di venire rinunciando a sostanziosi cachet pur di avere un contatto diretto con le genti dei vari paesi.

Pertanto niente accademia ma tutta sostanza, a tu per tu tra chi vive la montagna per quotidianità e chi la frequenta per passione. E per chi non potrà esserci di persona - alcune location sono molto piccole - ci penserà la video trasmissione curata dal Radio Club B. Zanon, mentre il sito internet dell’organizzazione sarà implementato ogni sera di resoconti e foto degli eventi.

Come nacque «Chies e le sue montagne»? Sessant’anni fa don Pietro Dagai celebrò messa sul Teverone, 50 anni dopo fu ripetuta e in quella occasione partì l’idea di celebrarla ogni anno su un monte diverso Il Rifugio Semenzadell’Alpago lanciando contemporaneamente un cartellone di iniziative che di volta in volta ha portato a Chies personaggi da Ignazio Piussi a Roberto Sorgato, da Toni Valeruz a Lino Lacedelli, da Mauro Corona ad Armando Aste. Nel 2001, per la decima edizione, sarà ripetuta la messa sul Teverone, mentre quest’anno un pensiero particolare sarà rivolto a Benito Saviane, indimenticato alpinista alpagoto.

Un obiettivo recondito? La piccola Chies vuole dimostrare che, anche senza grandi risorse, si riesce a promuovere un territorio come l’Alpago così ricco di attrattive, ma altrettanto «nascosto» e non adeguatamente reclamizzato.

 Obiettivo ambizioso e, non a caso, a perseguirlo è un gruppo di giovani armati di idee, entusiasmo e voglia di fare. Insomma, «si può». Dino Bridda