Corriere delle Alpi - 30 ottobre 2010


L'alpinista Sergio Martini chiude «Chies e le sue montagne»

Chies e le sue montagne: Sergio MartiniCHIES D'ALPAGO. Chi segue l'attività alpinistica di alto livello non può certo mancare all'appuntamento di stasera «Himalaya e dintorni» alle 21 nella parrocchia di Chies con Sergio Martini, uno dei più grandi alpinisti mondiali: terzo italiano con Renhold Messner e Fausto De Stefani e tra i primi otto al mondo ad aver scalato tutte le 14 ottomila del mondo.

A chiudere la nona edizione della rassegna «Chies e le sue montagne» domani sarà la Val Salatis Jet, cronoscalata da Malga Cate al Rifugio Semenza; 7 km in velocità partendo alle 10 con pranzo in rifugio alle 12.

Tra le presenze illustri non va dimenticata anche quella del vescovo monsignor Giuseppe Andrich che nella parrocchia di Codenzano ha spiegato ai fedeli, in abito da "normale sacerdote" i valori educativi e culturali dell'andare in montagna e presentato il Cammino del Sinodo o delle Dolomiti. Realizzato e presentato ufficialmente tre anni fa il Cammino sta diventando un punto di riferimento per i Chies e le sue montagne: Mons. Giuseppe Andrichpellegrini moderni. «Il Cammino delle Dolomiti», ha detto il vescovo, «è frutto di una collaborazione intensa tra diversi enti e numerose associazioni, si snoda ad anello in 30 tappe seguendo i confini della stessa Diocesi Belluno-Feltre».

Secondo gli interventi del pubblico perchè il Cammino rappresenti un'occasione in più di scoperta del territorio deve essere migliorata la recettività lungo il percorso creando strutture adatte a questa attività che rifugge da alberghi, pensioni, b&b e comodità preferendo un'accoglienza essenziale come quella che in genere offrono gli ostelli frequentissimi sia in Spagna che Francia e nel resto d'Europa dove camminare è cultura di vita.

Chies e le sue montagne: Mons. Giuseppe AndrichL'unico Ostello del Cammino delle Dolomiti è quello della Val Imperina vicino Agordo. Questa sera l'alpinista di Merano racconterà l'avventura che lo ha portato sull'Everest nel 2009. Siccome la prima volta si era dovuto fermare un centinaio di metri sotto la cima a causa di una bufera, dispiaciuto di non aver goduto appieno del panorama a 360º, ha voluto sciogliere il nodo che gli era rimasto sullo stomaco riprovandoci. E ci è riuscito: dopo 30 anni e all'età di 60 è arrivato in vetta. Il commento orgoglioso non poteva che essere