Tambre, i ricordi di Alfredo Martini

Alfredo Martini a Tambre(L'Amico del Popolo - 02 febbraio 2008) TAMBRE. II cinema Alpino di Tambre ha ospitato, domenica 27 gennaio, l'ex commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo su strada Alfredo Martini. Un personaggio straordinario, oggi lucido 87enne, arrivato in sala con 20 minuti di anticipo per "poter fare un po' di conversazione con gli amici presenti". Alla prima domanda di Giovanni Viel, Alfredo Martini è partito in quarta e con estrema lucidità ha ripercorso la storia del ciclismo italiano, raccontandone storie ed aneddoti e raccogliendo ripetuti e scroscianti applausi.

È partito da Girardengo, colui che inventò il ferma scarpe, e dalle sue affermazioni a cavallo della I guerra mondiale. Si è poi soffermato su quelli che ha definito i "tempi d'oro del ciclismo italiano", quelli da lui vissuti in prima persona e che avevano come punte di diamante Coppi e Bartali. Secondo Martini il ciclismo "ha. fatto molto per il nostro paese nell'immediato dopo guerra. Le gesta e le vittorie di Coppi e Bartali al Tour de France e di Magni al Giro delle Fiandre, hanno fatto parlare dell'Italia all'estero, della sua rinascita".

Un ciclismo quasi pionieristico, "fatto di tappe lunghe e massacranti, su strade sterrate e senza i mezzi di supporto", molto lontano da quello che noi tutti conosciamo oggi. Martini si è soffermato anche sull'avvento della motorizzazione in, Italia che "mise in crisi, tra gli anni 50/60, le aziende produttrici di biciclette. Rimasero quasi esclusivamente gli artigiani, con il loro buon gusto e raffinatezza", ancora oggi apprezzato in tutto il mondo.


Alfredo Martini a TambrePer Martini "il ciclismo, contrariamente ad altri sport, non è mai stato e non può essere considerato un gioco: quando si va a 100 all'ora in discesa non viene voglia di giocare". Ed ancora "alla base di ogni successo c'è esercizio, costanza, sacrificio, sofferenza, preparazione fisica". Su Pantani: "con le sue grandi accelerazioni in salita fece rinascere il ciclismo italiano. Lo rammento poco volte, non mi piace venga strumentalizzato il suo nome".

Sul ciclismo d'oggi: "è vivo e lo testimoniano le & affermazioni del 2007 sulle 12 corse più importanti al mondo. E questo è frutto anche della nostra grande organizzazione. Siamo sicuramente tra i migliori al mondo”. Molto schivo su sé stesso e i suoi successi da Commissario Tecnico (22 anni alla guida della nazionale con 6 successi 7 argenti e 7 bronzi), Martini ha solo testimoniato come "le vittorie trasmettono emozioni fortissime che ti rimangono impresse a sangue". Ha parlato invece più volentieri delle sconfitte, citando aneddoti su quelle del 1978 e 1981 che videro Moser e Saronni perdere il mondiale per pochi centimetri. Ha speso, infine, parole d'elogio per il campione olimpico e del mondo Paolo Bettini, per la sua capacità di leggere la corsa e di improvvisare, paragonandolo per questo a Girardengo.

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Alfredo Martini a Tambreotagonista a Tambre anche Rosario Fina, responsabile della nazionale under 23. E stato lui a tracciare lo stato di salute di una Federazione dalle importanti tradizioni. Per Fina il futuro sono i giovani, che fortunatamente "danno buone soddisfazioni". È però "sempre più difficile avvicinarli e convincerli a fare vita da atleta". La Federazione "lavora per uno sport pulito. Cerca esempi positivi. È convinto che il ciclismo possa continuare ad essere una palestra di vita". Passaggio condiviso e testimoniato anche Claudio Bortolotto, già nazionale con Martini tra il 1975 e il 1977, per il quale "imparare cosa significhi il sacrificio mi è stato utile in tutte le circostanze della mia vita affettiva e professionale".

Bruno Lavina, delegato per lo sport dell'Abvs provinciale, ha chiuso il giro degli interventi testimoniando l'importanza di uno sport pulito e di sportivi e cittadini impegnati nel gesto di donare il sangue.