«Su queste montagne passione vera per il ciclismo»

Prima ottimo corridore, poi direttore sportivo di successo, Martini ha legato però inscindibilmente il suo nome ad alcune delle pagine più nobili e importanti della storia della nazionale italiana di ciclismo. Con Alfredo al timone, l'Italia delle due ruote ha conquistato sei titoli mondiali, sette medaglie d'argento e altrettante di bronzo. Riflessivo, pungente e ironico quanto basta, ancora oggi Martini si mette a disposizione della Federciclismo e di tutti coloro che hanno il desiderio e la pazienza di ascoltare le sue esperienze, frutto di una vita dedicata allo sport.
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«Il piacere è tutto mio, glielo assicuro. In questa terra c'è gente con grande passione. La sala di Tambre era gremita. Abbiamo discusso di ciclismo partendo da Girardengo, passando per Pantani fino ad arrivare a Bettini con uomini di sport quali Rosario Fina, ct della nazionale italiana Under 23, e Claudio Bortolotto, tre volte vincitore della maglia verde al giro negli anni 70. È stata una mattinata piacevole a contatto di gente appassionata che vuole bene al ciclismo».
Ciclismo di ieri e ciclismo di oggi. Che cosa secondo lei non è cambiato?
«Il ciclismo nell'era moderna è mutato molto, inutile nasconderlo. Alcune cose però rimangono sempre uguali. La fatica accomuna le epoche. A mio parere il ciclismo, pur se a volte scosso da qualche brutta storia, resta un esempio incredibile di vita, di disciplina, un modello per le nuove generazioni. Senza sacrificio non si raggiungono gli obiettivi».
Sembra quasi un'affermazione controcorrente, considerando il momento difficile che questo sport sta attraversando.
«Il ciclismo sta lottando contro i suoi spettri, non si nasconde come fanno altre discipline che non ci sono state vicine in questa battaglia. Sta cercando di dare l'esempio e sta cambiando. In meglio. Lo dimostrano anche questo incontri e dibattiti nei quali si parla dei problemi a viso aperto».
Lei ha parlato anche di Marco Pantani.
«Marco è stato un atleta che con le sue accelerazioni ha fatto innamorare un popolo di questo sport. Non parlo frequentemente di lui: troppo spesso la sua storia è strumentalizzata».
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«Ho ricordi importanti su e giù per le vostre montagne legati alla mia esperienza in bici a fianco di miti come Coppi e Bartali. Dalle vostre parti ho sempre pedalato discretamente bene. Sarà stata l'aria buona... Il bellunese ha in parte condizionato anche alcune scelte che ho dovuto fare quando costruivo le squadre per i campionati del mondo. In provincia di Belluno si sono corse alcune prove premondiali e qualche circuito degli assi a cavallo degli anni '80 e '90. Per me erano momenti importanti, dovevano confermarmi gli uomini più in forma. Ricordo tanto pubblico sulle strade e agli arrivi, il calore degli spettatori era fondamentale per stimolare l'agonismo dei corridori. Nel bellunese sono però passato molto altre volte, anche in Alpago. Ho incontrato gente vera. La montagna partorisce sempre gente che ama il ciclismo perché il ciclismo fa fatica in montagna».
La rivedremo presto nella nostra vallata?
«Credo che ci sarò per il bel arrivo sulla Marmolada al Giro e se mi invitano ritornerò ancora in Alpago. Magari questa volta accompagnato anche da Franco Ballerini».
Un invito a nozze per gli organizzatori. (Alessandro Tegner)