Chi è Lorenzo Amoruso

Lorenzo Amoruso

Lorenzo AmorusoLorenzo Amoroso è nato il 28 giugno 1971 a Bari. Nel quartiere di Palese, crebbe calcisticamente nel settore giovanile dell'AS Bari ed esordì in prima squadra nel 1988-1989, in Serie B, raccogliendo 3 presenze in quella stagione.

Debuttò in Serie A l'8 ottobre 1989 in Inter-Bari 1-1. In massima divisione collezionò tre presenze nel 1989-1990 e cinque nel 1990-1991 (un gol), prima di diventare titolare nel 1993-1994, in serie cadetta.

Nel 1994-1995 giocò un'altra stagione nel Bari, in Serie A. Nel corso della sua militanza in biancorosso fu ceduto per due volte in prestito, al Mantova e al Pescara. Acquistato dalla Fiorentina nell'estate del 1995, rimase in Toscana per due anni, in cui vinse la Coppa Italia e la Supercoppa italiana nel 1996.

Il 29 maggio 1997 si trasferì in Scozia, ai Rangers, che lo pagarono cinque milioni di sterline. Qui vinse tre campionati scozzesi (1998/99, 1999/00 e 2002/03), tre Coppe di Lega scozzesi (1998/99, 2001/02, 2002/03) e quattro Coppe di Scozia (1998/99, 1999/00, 2001/02 e 2002/03). Elemento-cardine della squadra per ben sei anni, capitanò la formazione di Glasgow dal 1998 al 2002 e fu il primo capitano cattolico dei Rangers, compagine storicamente espressione di una tifoseria protestante.

Nel 2003 fu ingaggiato dai Blackburn Rovers per sostituire Henning Berg. Debuttò il 16 agosto, segnando il primo gol del match e restando in campo per tutti i novanta minuti. In ottobre un infortunio al ginocchio lo costrinse a non giocare per cinque mesi, al termine dei quali riuscì a guadagnare progressivamente il suo posto da titolare in squadra nella stagione 2003-2004. La stagione successiva fu segnata da una serie di infortuni che gli costarono molte assenze e la totale inattività nella stagione 2005-2006.
ell'estate del 2006 ha rescisso il suo contratto con i Rovers. Attualmente milita nel Cosmos, società sammarinese.

Nazionale Italiana Calcio Olimpionici

N.I.CO.Vincenzo Maenza, Franco Ligas, Loris Stecca, Stefano Mei, Claudio Desolati e Marco Gori fanno tutti parte della Nazionale Italiana Calcio Olimpionici, squadra di personaggi olimpionici creata per raccogliere fondi da destinare ad associazioni, enti, ecc.


La nascita dell’Associazione ha avuto luogo allorquando uno dei campioni olimpionici (Maurizio Stecca), improvvisamente, durante un controllo medico di routine è venuto a conoscenza di essere affetto da una rara forma di malattia (i casi in Italia non superano le 150 persone colpite). La malattia è meglio conosciuta con la sigla E.P.N., che significa Emoglobinuria Parossistica Notturna.

Chiunque, sentendo questa definizione, sarebbe caduto dalle nuvole, ed è per questo che, Maurizio Stecca, ha voluto, giustamente, conoscere tutto ciò che girava attorno a questo mondo sconosciuto e per il quale, tra l'altro, la scienza non ha ancora trovato rimedio.

Si tratta in poche parole, di una specie di leucemia; il paziente colpito, infatti, si sente debilitato per la mancanza di globuli rossi ed è costretto a ricorrere a continue ed estenuanti trasfusioni di sangue (l'unico "rimedio", al momento che possa aiutarlo a "vivere meglio").

Vincenzo MaenzaPer questo motivo, amici e congiunti di Maurizio Stecca, allo scopo di raccogliere fondi per aiutare la ricerca ed anche per avere a disposizione, per gli altri ammalati, fondi necessari per sostenere le spese per le cure.
Altri campioni sportivi, colleghi ed amici di Maurizio Stecca, venuti a conoscenza della vicenda, si sono messi a disposizione ed hanno deciso (in primix il campione olimpionico di lotta greco-romana Vincenzo Maenza), di fondare la N.I.C.O.

Ancora tanto si deve fare per raggiungere quegli obiettivi che tutti vogliamo e cioè arrivare a salvare la vita delle persone ammalate della EPN ed e per questo che abbiamo bisogno di tutti coloro che sono disponibili a sovvenzionare il nostro operato. Chiunque ci aiuti, sappia che la N.I.C.O. si impegnerà ovunque ci sia bisogno di solidarietà. Alla fine, sicuramente avremo meno soldi in tasca, ma avremo una immensa gioia dentro di noi perché qualcuno, con un semplice grazie, potrà dirci che gli abbiamo salvato la vita.

Il Presidente Vincenzo Maenza