Chies e le sue montagne - 28.10.2017

28 ottobre 2017

Chies e le sue montagne - Kurt Diemberger


Chies e le sue Montagne: Kurt DiembergerPian Formosa. Sarà Kurt Diemberger il protagonista della penultima serata di Chies e le sue Montagne. Alle 21.00, al "stalon" di Pian Formosa parlerà del suo libro "Tra Zero e Ottomila: Alpi, Everest e K2" , moderato da Simone Favero.

Unico alpinista vivente ad aver scalato due ottomila in prima assoluta, Diemberger, attraverso le immagini di "Tra zero e ottomila” racconterà la sua straordinaria carriera.

Diemberger, 85 anni da tempo residente in Italia, è uno dei grandi dell’alpinismo mondiale; negli anni ’50 affrontò le più difficili vie di roccia e ghiaccio delle Alpi, per proseguire in Himalaya e nel Karakorum, dove realizzò le prime ascensioni assolute del Broad Peak e del Dhaulagiri, senza ossigeno e senza portatori d’alta quota.

Tra le numerose imprese effettuate, sempre senza respiratori, in molte delle quali ha realizzato anche splendidi filmati, spiccano il Dhaulagiri nel 1960 e altri quattro “ottomila” (Makalu, Everest, Gasherbrum II e K2).

Il suo racconto si snoda tra grandi imprese, immagini video suggestive, ma anche momenti difficili o tragici, come la partecipazione alla disastrosa spedizione sul K2 nel 1986 in cui persero la vita 13 persone tra cui la sua compagna.

 
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Chi è Kurt Diemberger


Chies e le sue Montagne: Kurt DiembergerKurt Diemberger è nato a Salisburgo in Austria nel 1932, ma da molti anni risiede a Calderino di Monte S. Pietro (Bologna).

Unico alpinista vivente ad avere 2 Prime sugli ottomila.

L’altro alpinista che potrebbe vantare questo primato è il mitico Hermann Buhl, scomparso sul Chogolisa nel 1957, proprio con Diemberger, durante il tentativo della vetta dopo aver raggiunto la vetta in prima assoluta del suo secondo 8000 il Broad Peak (8047 m.) insieme a Diemberger e Wintersteller and Schmuck, oltre al Nanga Parbat (8125 m.) raggiunto in solitaria nel 1953, persino contro il volere del suo capo spedizione Karl Herrligkoffer.

Diemberger poi raggiunse la vetta del Dhaulagiri (8167 m.) in prima assoluta senza ossigeno nel 1960 con lo sherpa Nawang Dorjee, Nima Dorjee e Diener, Forrer, Schelbert, Il 23 maggio fu la volta di Weber e Vaucher.

Complessivamente ha raggiunto 5 vette oltre gli ottomila :Broad Peak, Dhaulagiri, Everest, K2, Makalu, durante il periodo della corsa ai 14 ottomila, poi però non essendo interessato alla gara, si dedicò ad altre attività.

Personaggio di elevata sensibilità particolarmente legato al K2, montagna che lo ha stregato dal primo momento che la vide, Montagna che nel 1986 gli portò via la sua compagna di salite l’inglese Julie Tullis, insieme ad altri 4 alpinisti che si trovavano oltre quota 8000 e una bufera di neve li bloccò e morirono disidratati e per edema cerebrale.

Lo stesso Diemberger riportò gravi conseguenze per il congelamento delle mani e piedi, perse un dito della mano.

È stato uno dei primi a portare in Imalaya lo “stile alpino Occidentale” (inventato da Buhl) e le salite senza ossigeno, stile che consiste nel portare sulle proprie spalle tutto il materiale necessario per allestire i campi avanzati sulla montagna da scalare senza l’uso di portatori e l’installazione di corde fisse preventive.

Per una coincidenza sfortunata, anni fa ho perso un’occasione di conoscere Kurt, era venuto vicino al mio paese a tenere una conferenza e la proiezione di alcune delle sue memorabili diapositive e a raccontare qualche suo pezzo di vita montana e non…

Unico alpinista straniero che possa vantare di essere stato insignito del titolo di “socio onorario del CAI ” (Club Alpino Italiano).

Ha scritto molti libri, nei quali racconta le sue esperienze, la tragedia del 1986 sul K2, dedicandogli un libro intero, “K2 il nodo infinito”.

Ha scritto anche
- “Gli spiriti dell’aria” edito dalla Vivalda editore.
- “Tra zero e ottomila” Mondatori editore
- “K2 il nodo infinito - Sogno e destino” che ha vinto il premio Itas per la letteratura di montagna.

Cineasta d’alta quota, conosciuto a livello internazionale, ha girato parecchi film e documentari sulle montagne più alte e selvagge del mondo, ed essendo anche un ottimo alpinista riusciva a seguire le cordate fino alla vetta con la telecamera (che all’epoca in cui ha iniziato non erano poi così leggere).

Nel 1978 è salito sull’Everest, realizzando il primo film con sonoro sincrono dalla vetta. All’Everest è tornato poi per realizzare il film “A due passi dalla cima” sul tentativo all’inviolata parete Est, per il quale gli è stato assegnato un “Emmy”, il prestigioso premio americano.

Ripetutamente è tornato al K2, dove ha realizzato quattro film.

Anche qui nel 1989 ha vinto la Genziana d’Oro al Filmfestival di Trento con il film “K2 – sogno e destino”.

Cosa si può ancora dire di un personaggio straordinario, che in passato e ancora oggi a volte sfida tutti e va a cercare cristalli sulle pendici del Monte Bianco, Un personaggio grande, grandissimo, proprio per aver vissuto abbastanza nell’ombra, senza tanti clamori, cercando soprattutto la pace interiore, necessarie per le sue scalate, e per riuscire ad essere quello che è.