50° DELL'ALLUVIONE IN ALPAGO
IMPORTANTE OPERARE CON PROGRAMMAZIONE E PREVENZIONE
Ultimo appuntamento con la rassegna “Chies e le sue Montagne” domenica 30 ottobre a Chies d’Alpago, con una conferenza dedicata ai cinquant’anni dall’alluvione del 3 novembre 1966 che colpì gran parte della nostra regione.
Ospite della serata l’ingegner Luigi D’Alpaos, professore emerito di idraulica all’università di Padova.
Dopo i saluti iniziali del vice sindaco del comune di Chies d’Alpago Paolo Zanon e della dott.ssa Vera Bortoluzzi, il professor D’Alpaos ha ricordato quel tragici momenti di cinquant’anni fa come la più grande alluvione che si sia mai registrata, soprattutto per la quantità d’acqua che si è riversata sul nostro territorio nel giro di 36 ore.
Gran parte del territorio veneto fu colpito: dalla montagna alla pianura, dal Tagliamento, al Livenza, al Piave, al Brenta-Bacchiglione, all’Adige. Frane e colate di terra e fango che travolsero case, strade, ponti ed esondazioni nella pianura.
Eventi di questa importanza si registrano con frequenza e non sono una novità per i nostri territori: ricordiamo la piena del 1882, la piena del Po del 1951 ed altri eventi che si ripetono periodicamente ed in questi ultimi anni sempre più spesso a causa anche del cambiamento del nostro clima che provoca fenomeni sempre più intensi e violenti concentrati in poche ore.
Secondo D’Alpaos, quando si verificano eventi di questa portata, l’uomo non sempre ha i mezzi e la forza di difendersi; ma possono essere costruire delle opere che permettono di ridurre i danni provocati.
Dal 1966 poco si è fatto, secondo D’Alpaos, soprattutto è stata disattesa la relazione di una commissione nominata appositamente, la commissione De Marchi, che aveva indicato alcune opere da eseguire per difendere soprattutto la pianura dalle piene che periodicamente si manifestano.
L’auspicio è che, come per le altre calamità naturali, si operi con programmazione e prevenzione senza aspettare l’evento tragico ed essere costretti poi a dover intervenire a curare l’emergenza, riparare i danni e piangere le vittime umane.