30 ottobre 2015 - La Mostra di Antonella De Mrch
LA FOTOGRAFICA SARA' APERTA SINO AL 6 GENNAIO 2016
“Questa mia esposizione fotografica è il frutto di una ricerca soprattutto spirituale.
Cerco verità e bellezza nella trasparenza d'una foglia d'autunno, nella forma perfetta di una chiocciola sul ramo fiorito, nella consistenza d'un vecchio tronco d'albero, nei meravigliosi petali dei fiori primaverili che d'incanto sbocciano ai primi tepori, nella limpidezza e trasparenza della luce lunare che sembra innalzarsi dalla roccia, nella quiete silenziosa del manto nevoso, e in altre sfuggenti forme della realtà.
Il mio desiderio di fotografare, così come espresso dal filosofo Jean Baudrillard, nasce forse da questa constatazione: visto da una prospettiva d'insieme, da un punto di vista del senso, il mondo è molto deludente. Osservato nel particolare, e di sorpresa, è sempre di un'evidenza perfetta”.
Con queste parole, Antonella De March, autrice delle foto la cui mostra è stata inaugurata venerdì 30 ottobre parla della sua passione per la fotografia, passione nata per cercare di dare un senso a quelle cose che apparentemente senso non hanno.
All’inaugurazione presente l’autrice, che ha ringraziato ed esortato il folto pubblico presente ad esprimere qualsiasi consiglio e parere dopo aver visto i pannelli fotografici scelti per l’esposizione.
La mostra, che rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2016, segue un percorso stagionale e accompagna lo spettatore, come in un piccolo documentario, in un viaggio spazio-temporale in terra d’Alpago e non a caso questa mostra ben si accompagna ad una manifestazione come quella di “Chies e le sue montagne” che ha tra le sue finalità anche quella di mettere in luce le bellezze e le risorse che ci circondano e cosa più di una fotografia ha la capacità di riprodurre all’infinito ciò che ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente, ferma in un fotogramma quello in questo momento è già passato e non tornerà più.
Concludo citando quanto affermava Henri Cartier-Bresson, un fotografo francese, considerato un pioniere del foto-giornalismo, tanto da meritare l'appellativo di "occhio del secolo": “È un’illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”.