Chies e le sue montagne - 27.10.2015

27 ottobre 2015 - Alberto Peruffo

PERUFFO E IL KANCHEZONGA PROTAGONISTI A LAMOSANO

La settima serata della XIVa edizione di “Chies e le sue montagne” si è svolta martedì 27 ottobre nella sala polifunzionale per un turismo sportivo di Lamosano, serata all’insegna di un alpinismo esplorativo con l’alpinista Alberto Peruffo.

La spedizione  internazionale denominata K2014 con sette partecipanti di cui cinque italiani, il capo spedizione Peruffo,  le guide alpine Francesco Canale e Davide Ferro, Andrea Tonin, Enrico Ferri fotografo professionista, Anindya Mukherijee alpinista esploratore indiano e Cesar Rosales Chinchay guida alpina peruviana, si era prefissata l’obiettivo di seguire le tracce di Vittorio Sella e dell’antropologo alpinista Fosco Maraini sull’inesplorata cresta Est-Sud-Est della vetta meridionale del  Kanchezonga 8476 mt. nell’Himalaya indiano e in particolare tentare l’avvicinamento al Zemu Peak (7780 mt.) probabilmente il rilievo più alto della catena ancora da esplorare.

Il resoconto della spedizione è stato raccontato da Peruffo con immagini inedite di luoghi mai visti dall’occhio umano, dove solo qualche monaco tibetano si è spinto per trovare la propria pace interiore e riposo finale di un cammino lungo una vita, e inizia con una lunga “camminata” esplorativa di chilometri attraverso un’intricatissima foresta subtropicale nella gola del Talung.

Dopo svariati giorni con numerose difficoltà logistiche,  finalmente viene piantato il campo base operativo a 3700 mt.  da dove sono partite le varie esplorazioni per la Cresta Zemu, di due nuove cime Alpine Guide Peak e Sella Col Peak  e di due nuovi ghiacciai sospesi e di un terzo da dove si scorge il Kanghezonga con un passaggio a 5220 mt. che è stato dedicato a Maraini con il toponimo tibetano di Fosco-a-La.

Missione che si è conclusa per il raggiungimento del tempo massimo del permesso esplorativo e con altri luoghi che rimarranno inesplorati fino alla prossima fortunata spedizione.

27 ottobre 2015 - Il Dialetto come fatto sociale

IL DIALETTO COME FATTO SOCIALE - ORIGINE E VALORE DEL DIALETTO

Settimo appuntamento della manifestazione “Chies e le sue montagne svoltosi ad Alpaos, il più antico paese dell’Alpago, fino al 1650, nei documenti, a volte è detto Alpagos altre Lapagus e da qui Lapacum e quindi Alpago, per parlare di dialetto: relatore Guido Barzan, autore di studi sui dialetti e sulla diffusione degli stessi, in particolare del dialetto bellunese.

Il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è l’inevitabile segno che ci fa dire che apparteniamo ad un certo luogo, ad un certo tempo e che ci identifica e ci colloca nel posto preciso della nostra storia personale.

Bistrattato nei decenni scorsi, monopolizzato anche dal punto di vista politico, ci si chiede se può occupare solo un ambito familiare e affettivo e non essere adatto per contenuti di un certo livello intellettuale.

Il pubblico intervenuto non ha mancato di interagire col relatore, che nell’esposizione ha toccato diversi argomenti spiegando le differenze e i punti in comune tra lingua e dialetto assurgendo quest’ultimo ad un posto d’onore tra gli idiomi.

Pier Paolo Pasolini scriveva che “Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà” e vedeva nel dialetto l’ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. E come tale doveva e deve essere “protetto”. 

Guido Barzan ha contribuito a farci comprendere l’importanza della conoscenza e del mantenimento del vernacolo e con il racconto di alcuni aneddoti e l’indicazione di alcuni termini ormai in disuso ha fatto capire come il dialetto sia espressione di un popolo che restituisce fatti, episodi, luoghi, persone con profilo e identità precisi, ma soprattutto con un’anima.

27 ottobre 2015

Chies e le sue montagne


Martedì 27 ottobre, Chies e le sue montagna si trasferisce ad Alpaos, nel paese più antico dell’Alpago alla ricerca delle radici della nostra lingua. Alle ore 18, nella sala frazionale, il dott. Guido Barzan interverrà sul tema: “Il dialetto come fatto sociale – Origine e valore del dialetto”.

A Lamosano, sala polifunzionale, ore 21, l’alpinista Alberto Peruffo darà conto della spedizione esplorativa al Kanchenzonga sud 8.476 mt, sulle tracce delle imprese di fine 800 di Vittorio Sella e Fosco Maraini.


COSI’ VENIVA PRESENTATA LA SPEDIZIONE AL KANCHENZONGA


Chies e le sue montagne - KanchenzongaMontecchio in vetta ad un 8 mila per i 150 anni del Club Alpino Italiano, salendo per la cresta sud-est ancora inviolata del Kanchenzonga. Saranno in tutto tredici gli scalatori che, guidati dal capo spedizione Alberto Peruffo, editore e alpinista di Montecchio Maggiore, partiranno a fine marzo 2014 per un'avventura, della durata di circa cinquanta giorni, su una delle vette più remote della catena himalayana.

Si tratta appunto del “Kanche” scelto dagli alpinisti per valorizzare la storica spedizione esplorativa del 1899 a cui partecipò Vittorio Sella e l'approccio pioneristico del giovane Fosco Maraini. Organizzata dalla sezione Cai castellana la spedizione avrà il patrocinio e l'appoggio della presidenza e del Cai nazionale. E vedrà la collaborazione del Cai di Rieti.

Sulle Terre Alte salirà una decina di amici che da anni scalano insieme, cresciuti all'interno della sezione montecchiana, fra cui Franco Brunello, Claudio Meggiolaro, Natalino Mattiello, Mirco Scarso, Stefano Schiavo e Manuel Tessari. A loro si aggiungeranno il peruviano Cesar Rosales Chiunchay,
Chies e le sue montagne - Alberto Perufforappresentante delle guide alpine “Don Bosco 6.000” del Centro Andinismo “Casarotto”, rifugio realizzata dalle sezioni vicentine del Cai, l'indiano Anindya Mukherjee, delegato dell'Indian Mountaineering Foundation e dell'Himalayan Club e il vicentino Giampaolo Casarotto, in rappresentanza delle sezioni Cai vicentine.

«Si tratta di una spedizione alpinistico-culturale molto particolare che richiede preparazione fisica e psicologica - spiega Peruffo - è un onore per i soci Cai di Montecchio, una delle sezioni più premiate a livello nazionale, rappresentare l'Italia sulla terza montagna più alta del mondo». La “K 2013.it East Himalaya”, questo il nome della spedizione, è nata con l'obiettivo di tentare una nuova via di ascesa sul Kanchenzonga sud, al confine tra Sikkim, Nepal e Tibet, che, con i suoi 8.586 metri è una delle cime più alte dell'Himalaya.

«Ripercorreremo le tracce di Fosco Maraini, famoso antropologo, etnologo, alpinista e scrittore italiano, che svolse la maggior parte delle sue attività sulle Dolomiti e partecipò a molte importanti imprese alpinistiche, e di Vittorio Sella, pioniere della fotografia ad alta quota, tra il 1800 e il 1900» aggiunge Peruffo. «Con la squadra tenteremo la salita della cresta sud-est del
Kanchenzonga, arrivando a quota Chies e le sue montagne - Kanchenzonga8.476 . Poi passeremo per lo Zemu Peak, 7780 metri, probabilmente la cima più alta dell'Himalaya ancora da toccare. È un'esplorazione nuova, ci aspettiamo di trovare qualcosa di inaspettato, che nessuno ancora conosce».

Ad ottobre un gruppo di alpinisti esperti partirà in avanscoperta sul “Kanche” per una ventina di giorni. L'ascesa vera e propria alla vetta si terrà in primavera. «È un viaggio molto impegnativo - conclude Alberto Peruffo-. Parteciperanno solo alpinisti scelti».

Fonte: Il Giornale di Vicenza