La serata di Chies e le sue montagna di venerdì 23 ottobre è tutta incentrata sulla chiesetta di San Daniele (San Danel in dialetto locale), sita nell’omonima località a circa mezz'ora di cammino da Borsoi e di cui oggi rimangono solo i ruderi. Della stessa è conservato presso la chiesetta di Palughetto il suo magnifico altare in pietra.
Per ricordare il Santo alle 20.30 vi sarò una rappresentazione teatrale nei ruderi dell’antica chiesetta di San Danel, a cura della Compagnia Teatrale Sequeris, mentre alle 22.00 nella chiesa di Palughetto vi terrà un concerto in onore del Santo, curato da Andreà Da Corta e Sandro Del Duca.
SAN DANEL
Tratto da “Le bèle storie de na òlta” di Osvaldo Noro
“A circa mezz'ora di cammino da Borsoi, c'è una località denominata San Danèl. Là sorgeva una cappella dedicata, appunto, a S. Daniele. Proprio in quella cappella si concludevano, in primavera, le processioni dei fedeli di Chies in occasione delle cosiddette "rogazioni", cioè delle preghiere e delle benedizioni sui campi e sui prati per implorare da Dio un buon raccolto per l'anno in corso.
Le processioni, che partivano dalla parrocchiale di Chies prima dell'alba, giungevano a S. Danèl verso mezzogiorno, giusto in tempo per mangiar qualcosa e riprendere subito dopo la strada del ritorno al paese.
Questa volta, però, non più in preghiera ed in canti religiosi, ma in canti folkloristici locali e nella recita e nel canto di tante belle villotte. Sempre in tale occasione vigeva l'usanza che il parroco offrisse il pranzo ai cantori: ricotte fresche ed affumicate, ricevute come offerta nelle vicine malghe.
Ora quella cappella non c'è più. A proposito della sua costruzione molti vecchi ricordano ancora di aver sentito raccontare dai loro padri, che a loro volta l'avevano sentita dai nonni, questa bella leggenda. lo la riporto così come l'ho sentita anche se tra paese e paese vi è qualche stumalura o differenza.
Detto ciò, torniamo al nostro racconto. A Borsoi d'Alpago quasi la totalità della popolazione femminile era impegnata, dalla mattina alla sera, nel "gramolare" questa canapa... con l'immaginabile rumore.
Proprio a Borsoi si era ritirato in eremitaggio S. Daniele, attirato in quel luogo dalla salubrità dell'aria, dell'amenità del posto ed anche dalla semplicità, cordialità e religiosità della gente locale.
Il Santo era quivi giunto con la speranza di potersi dedicare in pace alla preghiera, alla meditazione ed alla penitenza. Infatti, come tanti altri uomini di comprovata sanità, S Daniele era solito dire che per giungere in Paradiso c'erano due sole vie possibili quella dell'innocenza e quella della penitenza. Lui, modesto come tutti i grandi Santi aveva scelto quest'ultima strada. Sperava proprio di poterla percorrere in quel di Borsoi dove si era da poco stabilito, se non che il fatto del continuo "gramolare", unito nottetempo al gracidio delle rane, immancabili ospiti di stagni ed acquitrini, lo convinsero che la realizzazione del suo proposito era impossibile in simili condizioni.
Per tale fatto, brontolando: 'A sòn de sentìr gramolàr no se pól pregàr né pensàr'' (''A forza di sentir battere non si può pregare né pensare'') abbandonò il paesetto di Borsoi e si ritirò verso la montagna. Ma il rumore delle gramole giungeva fin lassù, sebbene affievolito, ed il Santo era giunto ormai alla decisione di abbandonare quei luoghi (e forse l'intero Alpago... )
Una delegazione di Borsoi, venuta a conoscenza di tal proposito, addoloratissima, si recò nell'eremo del Santo e lo convinse a restare.
Gli promisero di costruirgli una cappella in cui rifugiarsi e godere del più assoluto silenzio e che avrebbero cercato, per quanto possibile, di evitare per il futuro i rumori lamentati. Il Santo si lasciò convincere e gli impegni furono rispettati. La cappelletta fu regolarmente costruita lassù, nell'eremo del Santo; località che, da allora, fu denominata "S. Danèl" ed anche il gramolare, gradatamente ebbe termine.
I Borsoiesi, per tenersi vicino, amico e protettore il Santo decisero di dedicarsi ad altre attività meno rumorose. Ad una ad una le"lame" vennero interrate e la mancanza d'acqua provocò la scomparsa anche delle rane.
Tutto, finalmente, tornò tranquillo e S. Daniele potè trascorrere glî ultimi anni della sua vita in preghiera e penitenza. Poche "gràmole", pochi "spadóni", poche '"spìgole".... si possono ancora trovare nelle soffitte delle vecchie case di Borsoi, a ricordo di tempi tanto lontani. e torse più felici... Il tutto, avvolto da un velo di polvere e dall'intreccio di mille e mille ragnatele, rifugio e cibo del tarlo ("caról").”