Resoconto appuntamento del 12 ottobre 2012
Oltre 100 persone per "la lezione" di Bonanni
Chies e le sue montagne ha aperto i battenti venerdì sera a Soccher sotto la parete dei Falchi; uno dei luoghi simbolo dell'arrampicata boulder bellunese.
La location è stata pensata come anello di congiunzione ideale tra Belluno, la valbelluna e la conca dell'Alpago, visto che i due sodalizi (Oltre le vette e Chies e le sue montagne) uno più blasonato ed accademico, l'altro più informale e spartano, hanno voluto per una volta mettersi assieme in quest'anno di "profondo dolore" per la montagna Alpagota.
La collaborazione è sempre un segno di apertura, di dialogo ed in fondo quando si gettano ponti di amicizia tra comunità diverse nascono delle occasioni e delle situazioni di solidarietà e fraternità; il tessuto bellunese ha bisogno sempre più di momenti di incontro, di convivialità per creare un nuovo ed autentico collante tra le varie realtà territoriali.
La parete dei falchi è un luogo sacro anche perché 49 anni fa sotto di essa sono transitati i corpi del Vajont e dopo questa tremenda tragedia, nella nostra terra è nato uno sviluppo legato al manifatturiero, dove attualmente sono impiegati il 50% della popolazione Bellunese: in questi ultimi tempi però questo modello di sviluppo sta scricchiolando.
E proprio sotto la parete dei falchi, abbiamo voluto invitare intorno ad un fuoco, Devis Bonanni, giunto dalla Carnia in bicicletta.
Devis, è un giovane agricoltore/scrittore di montagna, ha lasciato il suo lavoro di tecnico informatico,per vivere in modo naturale e rivoluzionario producendosi il cibo, coltivando la terra di alta quota, privilegiando uno stile di vita sobrio, parco e frugale.
Le “quattro ciacole”, con 100 persone intorno al fuoco, sono diventate una provocazione per dire ed irradiare un messaggio che si può ancora campare senza il superfluo; si deve inoltre ripensare ad un stile di vita individuale più sobrio ed un modello di sviluppo territoriale che promuova la cura del territorio, del turismo e dell'agricoltura di montagna.
Riappropriarsi dell'arte nobile dell'agricoltura è la vera sfida: il contadino è uno dei mestieri più complessi e alti in quanto bisogna saperne di genetica, di scienza, di meteorologia, di chimica per vivere dei prodotti di madre terra.
Quindi ritornare ad un stile naturale e parco, dove si riesca a vivere ancora il "tempo", in maniera scandita ed armonica. Una qualità di vita sicuramente superiore che non necessariamente deve fare a botte con quanto il mondo moderno e la sua tecnologia ci offre. Come dire ben vengano cellulare ed internet, purché utilizzati con intelligenza come strumenti di supporto e servizio all’obiettivo primario prefissato.