Il Vescovo di Belluno-Feltre a Chies e le sue montagne
Un passo: fatica; un passo: silenzio; un passo: preghiera. Un passo, due passi, tre passi... Pian piano si raggiunge la cima tra respiri e sospiri, tra mondi nuovi, orizzonti nuovi, emozioni nuove. Si è parlato di un percorso tra aspetti naturalistici e storico-religiosi della provincia di Belluno nel sesto appuntamento di “Chies e le sue montagne”.
Nell’ospitale Codenzano, nella piccola chiesetta di Santa Lucia il Vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, ha descritto la montagna come un esercizio spirituale, un percorso per l’anima. La serata inizia con la spiegazione del Cammino delle Dolomiti, un giro ad anello all’interno della provincia che comprende trenta tappe, ideato dal Sinodo coordinato da Luigi Guglielmi.
E la conferenza parte proprio dalla parola “sinodo”: dal greco “syn” significa proprio “insieme” e “odòs” “cammino”. Un cammino insieme, un cammino verso la cima, un cammino di fede. Con parole di don Francesco Cassol, che sosteneva di non poter vivere senza camminare, spiega come lo spostare un piede davanti all’altro sia uno dei movimenti più elementari. Il vescovo divide il suo discorso principalmente in tre punti.
“Abbiamo bisogno di trovare Dio, ma non possiamo di certo trovarLo nel rumore e nell'inquietudine. Dio è amico del silenzio. Osservate come la natura - gli alberi, i fiori, e l'erba - cresce in silenzio. Osservate le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio. Più riceviamo in silenziosa preghiera, più riusciamo a dare con le nostre azioni”: con questa citazione di Maria Teresa di Calcutta ci viene fornita la spiegazione del primo concetto, l’andare in montagna per trovare la quiete che avvicina a Dio, la pace che permette di riflettere.
Passa poi all’interpretazione della fatica come sacrificio per qualcosa di molto più grande che ci sta sopra, per andare in alto, per raggiungere la cima e ancora una volta Dio. La fatica: si incontra tutti i giorni nella vita a discapito di ciò che pensano i giovani, non abituati a sudare per ottenere qualcosa, come spiega Mons. Andrich. Infine parla dell’ideale di arrivare in alto e ammirare quanto grande è l’orizzonte e quanto piccolo è l’uomo, di arrivare in alto e avvicinarsi a Dio, di arrivare in alto e commuoversi, di arrivare in alto e provare gioia. Finito il discorso del Vescovo, si è dato spazio alle domande e osservazioni.
Consegna degli omaggi e intonazione del canto “Signore delle Cime”, dovevano segnare la conclusione della serata; invece è continuata con il rinfresco organizzato dagli abitanti di Codenzano, accompagnato dalla fisarmonica e canti a cui lo stesso vescovo ha partecipato. (Martina Fagherazzi)